Lo scorso settembre anche l’Università La Sapienza di Roma è stata una delle sedi privilegiate dei test di ammissione alla facoltà di Medicina, che ha portato alla tanto discussa graduatoria test medicina 2020. L’esame per gli aspiranti candidati si è realizzato tra lunghe file, proteste e controlli preventivi dettati dal protocollo Covid. L’accoglienza degli studenti è stata segnata dalla presenza di quattro supereroi vestiti con il camice bianco, dediti a distribuire i kit di sicurezza anti-Covid. La particolare dimostrazione è stata organizzata dal pool legale Consulcesi, da anni al fianco dei camici bianchi e dell’intera categoria del personale socio – sanitario, e specializzata in corsi ECM. Il team Consulcesi ha messo in scena un particolare flash-mob per controllare sul rispetto del protocollo di sicurezza, oltre che per “monitorare sulle possibili irregolarità che quest’anno potrebbero essere maggiori, visti i disagi e le lunghe code che hanno accompagnato in molte facoltà l’ingresso al test di medicina”, ha affermato il presidente del pool, Massimo Tortorella. Proprio quest’ultimo ha lanciato l’allarme, secondo il quale in diversi atenei le buste sono state aperte prima dell’orario previsto, le ore 12.00. 

Inoltre, il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella, ha denunciato la presenza di “device trovati negli zaini degli esaminandi. E poi abbiamo anche persone positive al Covid o in quarantena escluse dal test, a cui non è proposta una data alternativa”. In contemporanea allo svolgimento del test di ammissione alla facoltà di Medicina, proprio davanti alla Sapienza si è tenuta una protesta, organizzata dal Fronte della Gioventù Comunista, che urlava lo slogan “la pandemia lo ha dimostrato, anche il numero chiuso va abrogato”. A fare eco al presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella, ci ha pensato Lorenzo Lang, segretario generale del FGC. Quest’ultimo ha affermato: “Il governo crede davvero che aggiungendo 5.000 posti solo per quest’anno, si risolverà il problema di un SSN al collasso? I lavoratori della sanità in questi mesi hanno sostenuto il peso di anni di tagli e le carenze di organico moltiplicando i turni e la fatica”. Ancora Lang ha evidenziato come, in questi mesi, gli addetti al settore siano stati “chiamati eroi”, seppur “oggi il sistema del numero chiuso resta in piedi”. Infatti, Lang auspica non l’introduzione di “cento o mille posti in più” ma di “eliminare questa selezione di classe e salvare davvero il SSN”. Infatti, il segretario generale del FGC vede nel numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina “una di quelle misure che hanno distrutto la sanità pubblica, tagliando il numero di lavoratori in corsia per favorire la speculazione sulla salute della popolazione intera”. Sempre nel corso dei test di ammissione, si sono tenuti altri flash mob a Roma, organizzati dalle associazioni studentesche Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi. Le due organizzazioni hanno sostenuto l’eliminazione del numero chiuso, ponendo particolare attenzione sulla spesa da affrontare per l’iscrizione al test. Il Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti, Federico Allegretti, ha lanciato un allarme anche per questo aspetto legato al test di ammissione, sottolineando come quest’anno sia “aumentato a 100 euro, in alcuni casi anche triplicando il costo rispetto all’anno scorso”. E, in riferimento al momento storico che l’Italia attraversa, ancora Allegretti ha evidenziato: “È insopportabile che ancora una volta siano gli studenti a dover pagare. A maggior ragione nella situazione di crisi economica in cui si trovano tantissime famiglie italiane, a causa del Covid19. Questa doveva invece essere l’occasione per ripensare le modalità d’accesso al corso di laurea in medicina, superando lo strumento inefficace del test che non può rappresentare veramente uno studente e andare a limitarne il diritto allo studio e al futuro”. Infine, il rettore de La Sapienza Eugenio Gaudio ha colto la palla in balzo e ha replicato ai diversi movimenti, affermando che il numero chiuso non rappresenta un ostacolo, perché “negli ultimi due anni il numero dei posti è stato aumentato del 30%: passando da circa 10mila a oltre 13mila”, poiché la vera criticità è rappresentata dai posti per le specializzazioni. Infatti, lo stesso rettore Eugenio Gaudio ha affermato che “ora l’impegno è aumentare il numero degli specializzandi”.